Viviamo in una cultura in cui essere soli è spesso equiparato alla sconfitta e la capacità di godere della propria compagnia è considerata una stranezza.
Questa paura del silenzio interiore spinge le persone a passare da una relazione malsana all’altra, impedendo loro di incontrare l’unica persona con cui hanno la garanzia di vivere per il resto della loro vita: se stessi, riporta .
Gli psicologi insistono: la qualità delle relazioni con gli altri dipende direttamente dalla qualità delle relazioni con se stessi. Se all’interno c’è un caos di autocritica, noia e rifiuto, nessun partner può dare soddisfazione a lungo termine.
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Sarà solo un anestetico temporaneo, che annega il dolore interiore, che prima o poi si manifesterà in una vita comune. La capacità di stare da soli con se stessi non significa isolarsi.
Si tratta di un’autonomia emotiva di base, della capacità di essere una fonte di sostegno, interesse e conforto per se stessi. È una base su cui costruire l’edificio di una relazione sana, non una cassetta di emergenza in cui imbattersi per la solitudine.
Lo sviluppo di questo legame deve essere fatto consapevolmente. Come per ogni relazione, richiede tempo, attenzione e rituali. Cosa vi piace fare quando siete soli?
Che cosa vi dà un senso di flusso e di pienezza? Quando è stata l’ultima volta che avete fatto una passeggiata ascoltando solo i vostri pensieri piuttosto che un podcast? Queste pratiche sono un investimento nella vostra unione più importante.
Una volta, dopo una serie di storie d’amore stressanti, ho organizzato un “ritiro personale” per me stessa: tre giorni in campagna senza internet, con libri, colori e lunghe passeggiate. Le prime ventiquattro ore sono state strazianti, la mia mente esigeva il solito rumore.
Ma alla fine del terzo giorno è arrivata una sensazione strana, dimenticata: non di felicità, ma di pace profonda e di accordo con ciò che sono. Questa sensazione divenne la mia ancora interiore.
Questa abilità vi rende meno dipendenti dall’umore, dall’attenzione o dall’approvazione del vostro partner. Si smette di “spremere” il proprio senso di autostima dalla relazione, perché è già presente all’interno.
Questo cambia radicalmente la dinamica: si entra nella coppia non come un contenitore vuoto che desidera essere riempito, ma come una persona realizzata che offre di condividere il proprio eccesso interiore.
La noia di stare da soli è spesso un segnale del fatto che ci si è annoiati di ascoltare i propri veri desideri, affogati dai social media e dalle aspettative degli altri. È lo spazio per la creatività di cui abbiamo tanta paura. Iniziando da piccoli, con una gita solitaria al cinema o in un caffè, si recupera gradualmente il proprio territorio interiore dalla paura.
Il rapporto con se stessi è la questione più lunga della vita. Ignorarlo concentrandosi solo sulle relazioni esterne è come costruire una villa di lusso su una palude.
Prima o poi le fondamenta galleggeranno. Solo una casa interiore solida, sistemata e amata dà il sostegno con cui si può veramente incontrare l’altro senza aggrapparsi ad esso per disperazione.
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