Ciò che la nostra zona di comfort nasconde: come la paura di essere vulnerabili ruba l’intimità

Indossiamo le nostre emozioni come un orologio costoso, temendo di mostrarle di tanto in tanto, per evitare che ci vengano portate sfortuna o rubate.

Questa barriera interna, costruita da offese passate e dalla paura di apparire deboli, ci protegge in modo affidabile, ma allo stesso tempo ci condanna alla solitudine all’interno della coppia, secondo il corrispondente di .

Gli psicologi hanno da tempo lanciato l’allarme: l’incapacità di mostrare vulnerabilità è una delle principali cause di inedia emotiva nelle relazioni a lungo termine. I partner possono vivere fianco a fianco per anni, condividendo la casa e prendendosi cura l’uno dell’altro, ma non rivelano mai le loro paure più profonde, i loro sogni o le loro vergogne.

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Si scambiano ruoli e funzioni, ma non l’anima. Essere vulnerabili non significa piangere sulla spalla o scaricare tutti i propri traumi sul partner.

Significa essere in grado di dire al momento giusto: “Ho paura”, “Ho bisogno di te” o “Il mio ego è stato ferito oggi”. È il rischio che si corre a farsi vedere per davvero, senza maschere o armature protettive.

La ricercatrice Brené Brown definisce la vulnerabilità la culla di tutto ciò che è più prezioso nell’esperienza umana: l’amore, il senso di appartenenza, la creatività. È il momento in cui lasciamo andare il controllo e permettiamo all’altra persona di vedere le nostre insicurezze che diventa il ponte attraverso il quale la vera intimità può arrivare a noi.

In pratica, questo significa rinunciare alla posizione di “adulto onnisciente”. Invece di arrabbiarsi con il partner per il ritardo, si può ammettere di essere molto preoccupati per lui. In questo modo il dialogo si sposta dal livello delle rivendicazioni reciproche a quello dei sentimenti condivisi, dove non c’è spazio per il confronto.

La paura di essere vulnerabili è spesso radicata in esperienze infantili in cui i nostri sentimenti venivano ridicolizzati, ignorati o usati contro di noi. Da adulti, abbiamo il difficile compito di reimparare a fidarci di noi stessi e del mondo, iniziando con piccoli passi in uno spazio sicuro accanto alla persona che abbiamo scelto.

Questo processo è come la tempera: bisogna iniziare in piccolo, con confessioni semplici e oneste, aumentando gradualmente la profondità. La reazione del partner sarà il miglior indicatore: se è pronto a incontrare il vostro vero io, non protetto, o se è più a suo agio con la vostra comoda maschera sociale.

Una relazione senza vulnerabilità è una facciata bella ma vuota, dietro la quale non vive nessuno. Solo permettendoci di essere reali, con tutte le crepe e le imperfezioni, segnaliamo all’altro: “Puoi essere così anche qui. Qui con te è sicuro”.

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